Cos’è la depressione?

Ogni tanto qualcuno o qualcuna mi chiede cos’è la depressione. O mi dice direttamente ho la depressione, cosa posso fare?

Ok, te lo racconto ora. Sperando di essere il più chiaro e semplice possibile.

Come sempre ne parleremo senza poesia. È inutile complicare le cose. La depressione non è il male dell’anima. Troppo complicato. Così non ci capiamo.

Il modo più facile per capire le cose e raccontarle togliendo tutte le cose complicate e difficili per non rendere il racconto inutile.

Mi raccomando concentrati.

Come stai? Come ti senti? Sei triste? Sei sereno? Sei disperato? Sei euforico?

Ogni volta che usiamo una di queste parole facciamo riferimento al nostro umore.

Facciamo finta che l’umore può andare da 1 a 10 dove dieci corrisponde alla gioia massima e 1 alla tristezza massima: cioè lo totale assenza di gioia.

Essere depresso significa pertanto avere l’umore depresso, cioè che oscilla nella parte più bassa, ad esempio da 1 a 3.

A tutti noi capita di avere l’umore depresso e a tutti noi capita di avere l’umore altissimo.

Già l’anima c’entra poco. Sei d’accordo?

La verità è molto più banale.

Il nostro umore dipende da un sacco di cose, ma prevalentemente dipende da una cosa: da quello che succede.

Ogni volta che abbiamo una cosa in più il nostro umore sale e ogni volta che abbiamo una cosa in meno il nostro umore scende. Se ti regalo 100 euro il tuo umore sale, se perdi 100 euro il tuo umore scende.

Ma questo non vale solo per le cose che possiamo toccare come i soldi e le penne ma anche per le cose che per noi sono importanti e che magari sono solo parole. Se ti faccio un complimento il tuo umore sale, se ti dico cretino, il tuo umore scende. Almeno se per te quello che penso di te è importante.

Assurdo. Infatti non è proprio così:

il nostro umore non dipende da quello che guadagniamo o da quello che perdiamo, ma da quello che pensiamo di guadagnare e da quello che pensiamo di perdere.

Per capirci, senti qua, facciamo finta che ti arriva una proposta di lavoro vantaggiosa ma lontanissima da casa tua. Se pensi che perderai la tua famiglia e i tuoi amici, sarai davvero triste; se pensi che è l’occasione giusta e che aspettavi per affermarti, trovare nuove opportunità e tutto quello che vuoi, sicuramente sarai euforico.

Ma dipende solo da questo? No, non dipende solo da questo. Come ogni cosa che caratterizza il nostro comportamento, l’umore è condizionato anche dalla nostra predisposizione biologica.

Ripensa a quella cosa dell’umore che può andare da 1 a 10. Ci sono persone che nascono per avere un umore nella media, ma ci sono persone che nascono predisposte ad avere un umore alto dove praticamente manco le bombe possono intaccarlo e ci sono persone predisposte ad avere un umore depresso. Come ogni cosa però gli estremi sono particolarmente rari.

Nella maggior parte dei casi il nostro umore è  condizionato da quello che succede ma anche da quello che è successo e magari è successo anche molto tempo prima.

Praticamente da tutto quello che abbiamo imparato nella nostra vita.

Per farla breve, un fattore che ci predispone ad essere depressi non  è solo il nostro DNA, ma anche come siamo stati educati.

Ma qui entriamo in un discorso complicatissimo. Sinteticamente se i genitori hanno prevalentemente punito i loro figli, facendoli sentire molto spesso scarsi, inutili, inadeguati e incompetenti, quei bambini sono predisposti da grandi a sentirsi scarsi.

Non approfondisco questo aspetto adesso, dovrei farci un contributo separato.

Riparliamo della tristezza.

L’importante è che non cominciamo a credere che essere tristi sia sbagliato.

Se hai visto anche qualche altro video, dovresti ormai sapere che siamo il risultato di milioni di anni di evoluzione e la nostra mente esiste così come la conosciamo da circa 70mila anni. In termini evolutivi se abbiamo la possibilità di essere tristi ci sarà un motivo, giusto? Certo che si.

La tristezza ci ha permesso di evitare quelle situazioni che potrebbero danneggiarci. La tristezza è la punizione della nostra mente. È come se la mente ci dicesse, sei sicuro di voler fare questa cosa? Perché attento, potresti perdere quest’altra cosa e poi essere triste. Te l’accolli?

Possiamo essere tristi prevalentemente in tre modi: autocommiserandoci, commiserando o sentendoci in colpa.

Se perdo una cosa e penso sono inutile, sono indegno, non so fare niente allora mi autocommisero.

Se credo che potevo evitarlo perchè bastava che mi impegnavo, allora mi sento in colpa.

Se sono sicuro che sono stati gli altri a farmi perdere tutto, allora commisero.

Ho perso il lavoro? Se penso che non ero capace, mi autocommisero. Se penso che potevo evitare di prendermi mille giorni di malattia a muzzo e magari lavorare meglio, allora mi sento in colpa. Se penso che i miei colleghi parlavano male di me e che il capo era appattato per fare entrare i parenti, allora commisero e odio.

La tristezza quindi ci permette di avere cose senza perderle a muzzo. E il suo opposto, cioè la gioia ci permette di fare cose utili per poter essere provata.

L’umore è praticamente il termometro che regola i nostri comportamenti e monitora continuamente la nostra situazione.

Per questo il nostro umore può leggermente oscillare durante la nostra giornata. Magari ci alziamo che è 6, dopo un’ora è 7, oppure scende a 5, ecc… ecc… Se riceviamo una bella notizia scatta a 8, se riceviamo una brutta notizia cala a 4. Ci siamo capiti. Ne sono sicuro.

Ora che succede quando l’umore diventa depresso per un bel po’ di tempo? Succedono un sacco di cose brutte.

In questi casi soffriamo di uno dei disturbi dell’umore.

Considera che il nostro corpo è progettato per stare bene, non per stare male. Perché l’umore allora rimane così basso che le persone non riescono a capirne il motivo? Te lo dico, io. Non è sempre così, ma molto spesso sì.

Ricordiamoci che stiamo parlando della media delle persone, non di quelle persone che hanno un problema neurologico per il quale l’umore è basso per natura.

Succede più o meno questo. Alle persone succede una cosa di particolarmente grave. Le persone hanno una perdita seria: un familiare, tanti soldi, il lavoro, ecc…. . Ricordati che l’umore scende quando succede qualcosa di brutto e magari di inaspettato. Più la perdita è percepita come grave e irrecuperabile più l’umore collassa.

Succede quindi questa cosa molto brutta. In termini scientifici si chiama fattore precipitante, che è diverso dai fattori predisponenti.

Appena succede questa cosa molto brutta, la nostra energia e le nostre motivazioni se ne vanno.

Più il nostro umore è basso meno voglia abbiamo di fare cose.

Non raramente a questo punto intervengono le persone a noi care che cominciano a dirci: “non ti preoccupare”. Ci penso io. È bruttissimo lo so. Non te lo meriti. Non c’è una spiegazione. Praticamente tutte le persone a noi care, cercano di consolarci e di tirarci un po’ su. Come è giusto che sia. Se questa situazione però si protrae potrebbe intervenire una bella fregatura, la nostra mente, senza che ce ne accorgiamo comincia a percepire tutte quelle cose che potremmo definire vantaggi. Vantaggi secondari. Non fraintendetemi. La depressione, quella vera è una malattia, ed è una malattia bruttissima.

Però la depressione  non è un raffreddore.

Cioè, non te la becchi per strada. La depressione è una malattia psichiatrica e psicologica e quindi una malattia della mente e del comportamento. Lo sai perché certe volta la nostra mente cade in trappola? Perché quando il nostro umore è depresso e le persone ci aiutano, le persone cominciano a fare cose per noi, e quando fanno cose per noi, ci premiano. Ogni volta che qualcuno ci dice, stai a letto, sistemo io, stai comodo a fare la spesa ci vado io, in poche parole ci toglie le rotture di scatole. Piano piano, però senza che ce ne rendiamo conto, smettiamo di fare tutto e cominciamo a credere di essere totalmente inutili. Ad un certo punto le persone cominciano pure a stancarsi, nella migliore delle ipotesi cominciano ad ignorarci, nella peggiore a punirci, magari dicendoci: “ora basta, fai qualcosa”. Cominciamo allora a pensare che gli altri sono stronzi, perché noi stiamo male e loro non ci capiscono. Fino a quando cominciamo a credere che tutto il mondo fa schifo.

Questa è la super mega trappola della depressione.

Da una cosa brutta che succede, ad un certo punto siamo fermamente convinti che noi facciamo totalmente schifo, che gli altri fanno schifo e che il mondo è un postaccio.

Non ci sono vie di mezzo, questi tre pensieri, questi tre giudici, si irrigidiscono nel nostro cervello e non se ne vanno più. Bruttissimo.

Ora ascoltami, non è sempre così, a grandi linee questa situazione non è infrequente. Sicuramente ognuno di noi può essere depresso a modo proprio e per i più svariati motivi. L’unica cosa certa è che la depressione non è l’anima che non funziona, ma il nostro umore andato in TILT.

Troppo bello credere che è un problema dell’anima, magari dannata e che non possiamo fare niente. Troppo facile. Così ci rassegniamo, continuiamo a pensare che tanto è tutto inutile e stiamo sempre peggio.

Dimentica sta favoletta. La verità è molto più banale.

La depressione è un problema dell’umore e si possono fare un sacco di cose.

Cosa? Anche le più banali. Le persone credono che ormai sia troppo tardi per tutto e che hanno perso tutto di botto. Sbagliato, le persone hanno perso alcune cose piano piano e piano piano le devono recuperare. Non esistono schicchi di dita. Guarire dalla depressione prevede consapevolezza e attività quotidiana. Anche andare a fare la spesa e andare a buttare l’immondizia è un inizio. Va bene cominciare dalle attività spiacevoli, aggiungere attività piacevoli e poi attività da gratificazione. Quali sono le attività da gratificazione? Quelle che mentre le facciamo ci rompono le scatole e quando le abbiamo finite ci fanno sentire importanti e bravi. Tipo andare in palestra.

Il vero problema è che le persone manco lo sanno perché sono diventate depresse e i motivi bisogna capirli. Se prima non si capiscono i motivi è tutto ancora più complicato. E gli psicofarmaci? E gli antidepressivi? Non è il mio lavoro. Posso solo dirti che non fanno miracoli. Lo scopo degli psicofarmaci è solo quello, nei casi più gravi,  di riattivare il sistema motivazionale disintegrato e di sbloccare l’umore ma non fanno diventare felici. Essere felici dipende solo da noi, dalle nostre scelte a da quello che facciamo.