Cos’è l’invidia?
Hai mai provato invidia?
A Cosa serve?
Quest’approfondimento mancava ancora eppure non è solo un approfondimento di psicologia generale, ma anche di psicologia clinica e sociale.
Praticamente le persone non si rivolgono allo psicologo per problemi di invidia anche se magari poi si scopre che proprio l’invidia è la causa del disagio.
Oggi, mentre tornavo a casa ho visto una lapa con la classica frase:
“la tua invidia è la mia fortuna”.
E allora ho pensato. Perché questo signore pensa che sono invidioso?
Perché non scrive: “se sei invidioso io sarò fortunato?”. Magari un po’ di dubbio non guasta.
In ogni caso ho provato a ricordare le volte che nella vita sono stato invidioso. Tutti nella vita proviamo invidia, esattamente come tutti proviamo ogni altra emozione. Ma già lo sappiamo. Dagli altri approfondimenti dovremmo ricordarci che la differenza sta nei modi e nell’intensità in cui proviamo l’emozione specifica e soprattutto capire a che ci serve e se è utile.
Allora, andando a ritroso, mi sono sforzato di farmi venire in mente l’ultima volta che sono stato invidioso e di chi.
Mi è venuta in mente Valentina Aiello, una mia collega dell’università che ha fatto il dottorato di ricerca.
Ah, certo, dimenticavo.
L’invidia è un’emozione sociale.
Non siamo invidiosi di qualcosa o per qualcosa ma di qualcuno o qualcuna.
Dopo la Laurea volevo assolutamente fare il dottorato di ricerca. Mi piaceva troppo l’idea. Ho provato per qualche anno il concorso a Palermo ma non l’ho mai vinto.
Provare invidia è sicuramente una sensazione spiacevole e come per ogni sensazione spiacevole facciamo qualcosa per ridurre il dispiacere.
Diciamo che la mia invidia non è stata altissima. Se facciamo finta che l’invidia va da 1 a 10, io ero invidioso 6. Valentina Aiello mi aveva superato.
Ecco, l’invidia è un campanello d’allarme che ci avvisa di una situazione di svantaggio che si sta venendo a creare o che si è creata.
Sappiamo già che ogni sensazione spiacevole si può gestire in modo utile o in modo inutile : in modo costruttivo o in modo distruttivo.
Come ho affrontato la mia invidia? Col senno di oggi, molto bene.
Valentina era brillante e preparata. Meritava di vincere il dottorato. E io non ho mai pensato o dichiarato il contrario. Pensavo di meritarlo pure io e per questo ci ho provato se non ricordo malissimo altre due volte.
Poi ho mollato, la vita è cambiata e mi sono impegnato in altro. Ma fare lo “scienziato” era il mio sogno tanto quanto quello di fare la rockstar. Comunque torniamo a noi.
Altre volte sono invidioso di quelli che hanno le Harley per strada. Gente che manco conosco. Però penso. Bella moto, bella vita. Prima o poi me la compro.
Ma com’è che invidio gente che manco conosco. Esattamente.
L’invidia si prova generalmente per persone a noi vicine che riescono dove noi falliamo o che hanno cose che vorremo.
Si può provare però anche per persone che manco conosciamo.
Diciamo che il rischio di provare invidia dannosa è maggiore quanto più la persona invidiata è vicina a noi o intima.
Allora, come si esprime l’invidia? Perché esiste?
Come sappiamo ogni emozione esiste perché ci è servita, come genere umano, se non a migliorare la nostra condizione quanto meno a farci sopravvivere.
L’invidia è un piccolo campanello d’allarme utile a farci rendere conto che le cose potrebbero andare meglio o almeno essere desiderabili.
L’invidia può essere utile pertanto quando ci fa rendere conto che qualcosa sta andando storto e che potrebbe andare un poco meglio, almeno secondo noi e per quello che ci piace.
Come ci approcciamo all’invidia comunque fa la differenza, soprattutto nella nostra vita.
Ad esempio, se mio fratello si compra un’Harley e comincia a girare il mondo, io potrei pensare e fare due cose completamente diverse tra loro e con risultati opposti.
In ogni caso lo scopo sarebbe lo stesso: ridurre la mia invidia.
Se il mio disagio mi facesse pensare: “pezzo di mer**, si è comprato l’Harley. Cioè lui si, e non se la merita. Io che me la merito invece non posso perché ho sempre spese impreviste e camurrie da risolvere. Vaf****ulo. Sono sfigato e lui è fortunato”.
Un pensiero del genere, nell’immediato, già riduce la mia invidia. Questo tipo di pensiero, autoconsolatorio, è molto usato quando le persone provano invidia. Peccato che non serve a molto. Nell’immediato funziona ma nel lungo termine può degenerare in comportamenti negativi ed inutili. Inutili perché non ci farebbero avere la moto.
Ma andiamo con ordine. Una tipica strategia di gestione dell’invidia è il pensiero che sminuisce: “con tutte le Harley che ci sono, si è comprata proprio quella che fa schifo”.
Altra tattica è comprare una moto più accessibile e proviamo ad autoconvincerci che ci piace razionalmente di più perché consuma meno.
Poi passiamo ai comportamenti lesivi della proprietà o della reputazione.
Stanotte vedo dove ha posteggiato e gliela ciunno e domani appena vedo l’amico mio che mi chiede come ha fatto mio fratello a comprarsi la moto che volevo, gli dico che è stato raccomandato da un amico suo dal concessionario che praticamente gliel’ha data a prezzo di costo che ci ha rimesso e che tanto manco la può pagare e fra poco se la rivende.
I pensieri sopra ed i comportamenti sono tutti utilissimi a ridurre la mia invidia ma purtroppo sono inutili. Non mi faranno avere un’Harley. E non solo questo. Sicuramente rovineranno il rapporto con mio fratello che sicuramente è più importante di una moto.
Allora come potrei fare a gestire la mia invidia? Prima di tutto evitare di svalutare mio fratello raccontandomi fesserie nel cervello.
Mio fratello se si compra la moto se la merita perché lavora tutto il giorno.
Prima di tutto potrei cominciare a capire come potrei fare a comprarmela pure io.
Questa cosa qui, sicuramente, all’inizio non abbasserà la mia invidia come negli altri modi, ma con un po’ di impegno in più potrò anch’io avere la mia, partire con mio fratello, e migliorare il nostro rapporto.
Praticamente la stessa emozione si esprime, cresce ed esita in modi completamente diversi.
Capire questa differenza è fondamentale. Come ogni emozione, anche l’invidia ha la sua funzione biologica evolutiva, sta a noi capire come ottimizzarla per migliorare la nostra vita oppure peggiorarla.
Ho fatto leggere questo contributo a mia moglie e ha fatto due osservazioni:
- “Vabbè, potrebbe capitare che a 50 anni invidi le ventenni”.
Certo, potrebbe capitare. Ma quella, più che invidia potrebbe essere malinconia. L’umore si abbassa piacevolmente perché ci si ricorda di quando si era giovani.
Potrebbe essere invidia malevola, distruttiva e denigratoria quando magari a 50 anni si criticano le ventenni per quello che fanno solo perché non ci si è goduti i propri 20 anni.
- “Vabbè, e se magari hai un nasone e guardi una con un bel naso pensando che lo vorresti tu?”.
Premesso che ognuno di noi può pensare tutto quello che vuole, sta a noi poi capire se quello che pensiamo ci fa stare meglio o peggio e magari decidere di intervenire in modo intelligente.
In ogni caso la vita di ognuno di noi ha pezzi di insoddisfazione, delusione e spiacevolezza.
Alcune volte il disagio si accetta e basta. Quando si accetta davvero le cose piano piano passano soprattutto se cominciamo a scoprire nuovi interessi e piaceri.
In ogni caso, se il “naso” è davvero importante perché altrimenti non riesci a vivere la vita che desideri, non devi rompere il naso di un’altra ma devi rifarti il tuo.
Come ho scritto sopra l’invidia per gli altri è un piccolo campanello d’allarme, il problema non sono però gli altri, il problema è cosa siamo capaci di fare noi e ogni tanto è solo una questione di c**o. Accettiamo anche questo.
In sintesi: Riconoscere e accettare la nostra invidia ci permette di agire comportamenti che migliorano la nostra qualità della vita.
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