comportamento turistico

perchè le persone partono?

È estate e nel mondo si parte. Sembra che tutti vorrebbero venire in Sicilia. Dall’Europa i più ricchi e dall’Africa i più poveri. E i siciliani? Partono? Non lo so. Ho cercato dei dati ma non li trovo. Guardandomi intorno sembra comunque che lo fanno troppo poco. Perché dovremmo partire se abbiamo già tutto qui? Basta parlare con un Siciliano a caso per aver conferma di avere i migliori monumenti del mondo, il miglior mare del mondo ed il miglior cibo del mondo.

Il mondo si muove e noi stiamo fermi. Abbiamo già tutto. Tutto il mondo, invece viene a trovarci perché così, come nelle migliori strategie di benchmarking, prova a scoprire come poter diventare perfetto come noi.

In assenza di dati, provo a sparare la mia fesseria, secondo me i Siciliani si fanno in media un viaggio serio nel corso di tutta la propria vita: il viaggio di nozze.

Poi per varie ragioni, economiche, territoriali e sociali le priorità diventano altre.

Perché devo partire se non ho una lira e mio cugino ha il villino a mare?

Ecco, a Palermo quindi, a ridosso di ferragosto l’emergenza abitativa sta diventando emergenza villino.

Chi non ha un villino a disposizione prova a chiamare compulsivamente i bed and breakfast scambiandoli per resort: “eh…. Ma c’è una camera? Quanto costa? Quantooooo? Ma si mangia?”.

Non dico di parlare le lingue, ma almeno saper dire: “Buongiorno, sono il sig. X chiamerei perché sarei interessato a…”.

Troppo complicato.

Allora, come funziona il viaggio. Perché gli stupidi esseri umani del resto del mondo partono?

Partire significa fare almeno mille km in una direzione casuale da casa tua. 100 km non significa partire ne tanto meno farne 20, ne tanto meno scendere a mare.

Partire fa bene al nostro cervello perché conosciamo persone e miglioriamo le nostre abilità sociali, civili e relazionali.

In psicologia si dice che siamo la media delle persone che frequentiamo di più.

Addirittura alcuni sparano che siamo la media delle 5 persone che frequentiamo maggiormente.  E se tutto l’anno stiamo con: “me marito, me suoro, me matri, me figghiu e l’amica mia”. Chi siamo? Chi diventiamo? Perfetto.

Ormai, lo sappiamo, la psicologia è la scienza che studia i comportamenti degli esseri umani ed il modo in cui i comportamenti fanno stare meglio e fanno stare peggio.

Viaggiare fa stare meglio.

Adesso, in psicologia del turismo si prova a capire perché le persone partono.

Quali sono i motivi. Cosa spinge le persone a mettere qualcosa da parte durante l’anno per visitare altri posti quando vanno in ferie?

Le ragioni sono 12 e si muovono su 6 assi:

  • Prima di tutto, le persone partono per andare in un posto oppure andare via dal posto che abitano. Per capirci, una cosa è: pianifico il viaggio, scelgo la meta, la desidero, ecc…, un’altra cosa è: “basta, mabbuttò. Minnagghiri. Dove vado, vado. Il primo biglietto low cost, last minute, me lo compro.”;
  • Le persone partono per fare nuove conoscenze o per avere vecchie rassicurazioni; partiamo per scoprire nuovi posti o per ritornare in vecchi posti della nostra infanzia;
  • Le persone partono per stare in compagnia o per stare un po’ da soli e con se stessi;
  • Le persone partono inoltre o per fare cose, per cercare dinamismo e avventura, oppure per rilassarsi e oziare;
  • Un’altra dimensione importante è quella della scoperta o del racconto. Le persone partono per scoprire oppure per tornare e poter raccontare quello che hanno fatto o visto. Quante persone partono oggi più per poter raccontare che per vivere. Molte persone in viaggio non riescono a godersi il viaggio perché fanno troppe foto da poter fare vedere ai loro amici;
  • Ed in ultimo le persone partono o per divertirsi o per formarsi. Una cosa è andare ad Ibiza un’altra è andare ad Agrigento.

Sopra sono state descritte le 6 dimensioni che orientano le nostre vacanze. Sarebbe utile ed opportuno essere capaci di saperle bilanciare adeguatamente.

A mio avviso, quello che trascurano i nostri amministratori deputati alla pianificazione turistica della nostra regione,  sono le ragioni che motivano l’individuo a scegliere la Sicilia come metà turistica. I nostri amministratori sono incapaci di ragionare in termini multidimensionali.

L’errore più comune in cui possono incorrere è quello di fare di sé stessi il turista tipo e quindi trascurare le varie ragioni che potrebbero essere attrattive per tutti gli altri.

Un invito che potrei fare invece a tutti i siciliani è: “partite”.

Salire su un aereo costa ormai abbastanza poco. Dove arrivate provate a capire come funziona quel posto, senza dare spazio alla vostra mente per criticare e prendere per il culo la gente che trovate.

Non serve dire: “ ma che minchia fanno, mettono il ketchup sulla pizza?”; come se non mettere il ketchup sulla pizza faccia di noi il baluardo della civiltà.

I bambini diventano veramente grandi quando smettono di pensare di essere il centro del mondo e si accorgono che esistono anche gli altri e che gli altri magari qualcosa possono insegnarcela.

 

 


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