Cos’è la vergogna? Perché le persone si vergognano? Quando diventa ansia Sociale?

La vergogna è un’emozione e come ogni emozione ha permesso all’umanità di diventare quella che è. Senza la vergogna vivremmo, come specie e come società, un mondo sicuramente peggiore.  Finalità della vergogna, potrebbe essere considerata quella di farci integrare socialmente, o meglio, di non farci escludere.

Come ogni altra emozione si esprime in diverse gradualità. Può andare dal leggero imbarazzo all’ ansia sociale paralizzante più estrema.

Ma esattamente cos’é la vergogna? La vergogna è semplice. Si può tradurre come la paura di  essere disapprovati.

Per questo motivo è un’emozione sociale. Nessuno si vergogna quando è solo.

Ad esempio, se ti stai facendo addosso e sei in un bosco da solo, sono sicuro che non avresti particolari difficoltà a farla dietro un albero. Ma se nei paraggi ci sono altre persone che non conosci, dubito che faresti altrettanto.

Pensieri tipici di chi si vergogna potrebbero essere sintetizzabili in: “ e se mi scoprono? E se sbaglio? E se, se ne accorgono?”. La conseguenza è che pensiamo: “meglio che non lo faccio” oppure “vorrei scomparire”. A questo punto i comportamenti non vengono agiti  per evitare la spiacevole sensazione di vergognarsi.

Essendo un’emozione prettamente sociale e correlata all’autostima, l’eventuale vergogna non riguarda solo noi stessi, ma tutto ciò che reputiamo noi stessi, cioè i nostri gruppi di appartenenza. Il nostro essere palermitani e siciliani, la nostra famiglia, i nostri amici, ecc…

Ogni relazione significativa in poche parole accresce o il nostro orgoglio o la nostra vergogna.

Ad esempio è frequente a Palermo essere orgogliosi del proprio essere Palermitano, soprattutto quando si gira il mondo.

Allo stesso modo è molto più difficile dire: “mio figlio è Gay”.

Quello che paralizza non sono le reali conseguenze ma i giudizi altrui percepiti come catastrofici.

“Cioè, mi stai risciennu ca to figghiu è froscio? E come fù?  E tu un ci riscisti niente?”. Responsabilizzando ulteriormente qualcosa di cui non abbiamo nessuna responsabilità.

 

Da psicologo capisco che la vergogna fuori controllo genera ansia sociale. Le persone limitano progressivamente i propri comportamenti fino al rischio di rimanere isolati in casa. Questo può avvenire per vari motivi. Dal temere di essere interrogati da adolescenti per l’eventuale malafiura e per questo magari non andare più a scuola al non andare a fare la spesa perché siamo grassi e le persone ci guardano.

La vergogna non è giusta o sbagliata in sé. Certe volte è utile, funziona e ci migliora la vita. Certe volte inutile e ci peggiora la vita.

Per risolvere la vergogna ad esempio è necessario fare esperienze spiacevoli e giudicanti e riuscire a superare la vergogna fino a quando non la proviamo più e risolvere quindi la nostra ansia sociale. Per questo oltre ai colloqui, vengono proposti i cosiddetti esercizi anti vergogna, ad esempio: chiedere un caffè al bar e quando il caffè e pronto dire “ok. Non lo voglio più. Scusarsi, pagare ed uscire”.

Ricordiamoci comunque che la vergogna ci serve a farci diventare persone migliori e  socialmente apprezzate ed apprezzabili. Se la nostra vergogna funziona, indirettamente ci migliora la qualità della vita. Ad esempio, se per evitare la vergogna evito di diventare 200 kili, allora non è poi così male. O se per evitare la vergogna anche se te ne freghi dell’ambiente e del decoro, eviti di buttare l’immondizia per strada allora non è tanto male che tu la provi.

Ecco, parliamo di sta cosa.

Ma può essere che a Palermo, come popolazione abbiamo dimenticato come ci si vergogni?

Sul giornale ho letto di un signore che stava pestando un altro perché era stato rimproverato mentre buttava l’immondizia per strada. Del tipo: “sei tu che ti devi vergognare perché mi stai rimproverando e non mi devi rimproverare a mmia ca sugnu u miegghiu i tutti (rabbia)”.

Un aspetto trascurato del disagio sociale è quando la gente si sovrastima. Sappiamo praticamente tutto di quando la gente di sottostima. Ma cosa succede quando la gente si sovrastima? Studi descrivono il modo in cui, paradossalmente, la sovrastima di sé e direttamente proporzionale alla propria ignoranza. In poche parole, più sono ignorante più sono convinto e più sono convinto meno mi vergogno.  Non dimentichiamoci che la provincia di Palermo è una delle provincie col più basso livello di scolarizzazione della popolazione d’Italia.

Ricordiamoci che la vergogna è strettamente legata all’autostima e come ogni altra emozione impariamo attraverso i processi educativi ad esprimerla assecondando la nostra educazione e formazione. Nel DNA c’è scritto che mi posso vergognare ma sono i miei genitori che mi spiegano quando e quanto mi devo vergognare”. Per questo il tipo di educazione impartita orienta non solo la propria vergogna ma anche la sua intensità. Genitori eccessivamente invalidanti e svalutanti, probabilmente si ritroveranno figli particolarmente insicuri. Dire: “un ta firi a fari niente, si na cosa inutili”. Ogni giorno e per qualsiasi motivo non renderà i nostri figli più forti. Garantito.

Adesso se ne soffri, potresti chiedermi: “E che differenza c’è tra l’ansia sociale e la fobia sociale?” Bella domanda. Per molti sono sinonimi. Sinceramente per me no. Quando siamo fobici abbiamo paura di qualcosa che non siamo noi: cani, serpenti, aerei, ecc…

Secondo me nella fobia sociale, la vergogna non è dominante. Ma è dominante la paura. In poche parole con l’ansia sociale pensiamo prevalentemente che siamo scarsi noi. Con la fobia sociale pensiamo prevalentemente che sono pericolosi gli altri.

 

Comunque, scrivendo mi è venuto in mente Rudolph Giuliani. Ve lo ricordate il sindaco di New York della tolleranza zero? Mi è venuto in mente quanto Giuliani potrebbe essere paragonato a Peppino Impastato.

Entrambi hanno cominciato la loro battaglia grazie ad una buona dose di  vergogna che provavano per le loro origini.

Come si evince dal cognome, Giuliani, ha origini Italiane. Viveva in modo particolarmente imbarazzante il pregiudizio che subivano e che li voleva come poco di buono e delinquenti. Il padre di Giuliani era stato inoltre in prigione per rapina ed estorsione.

Per questo motivo Giuliani, per riscattarsi, attuò il protocollo tolleranza zero (secondo le direttive del professore Zimbardo, psicologo sociale). Voleva dimostrare che lui non era come gli altri italiani. Anzi. Disprezzava dentro di sé quel tipo di pregiudizio che non gli permetteva di poter esprimere il suo reale valore.

Di fatto, Giuliani si battè per l’integrazione e la riabilitazione sociale degli Italiani a New York.

 

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