Tu hai personalità?

Tutti abbiamo una personalità. È impossibile non averne una. Dire: “ha personalità”, o “non ha personalità”, ha molti significati comuni ma dal punto di visto scientifico non significa niente.

Quando qualcuno mi dice: “ho un disturbo di personalità”; chiedo sempre: “scusa, non ho capito. Che significa?”. Praticamente nessuno capisce che significa. Quindi, qual è il senso di queste etichette?

Eppure, capire che cosa significa disturbo di personalità serve già a stare meglio.

Cioè, se qualcuno mi dice: “guarda, stai attento, hai un disturbo dell’udito”. Io so già che alcuni suoni me li perdo e se voglio, posso compensare con degli apparecchi specifici.

Ad un certo punto della mia vita ho scoperto che sono miope e non è stata una bella notizia, ma da allora ci vedo meglio. Mi limito a comprare lenti a contatto una volta al mese.

Con la personalità è quasi la stessa cosa.

Per capire cos’è un disturbo di personalità, dobbiamo però necessariamente comprendere cos’è la personalità.

Tecnicamente la personalità è il nostro modo abituale di fare esperienza.

La nostra personalità determina e condiziona il modo in cui ci comportiamo e conosciamo il mondo e ci relazioniamo con gli altri.

Il modo più facile per capirci è questo: immagina di essere prevalentemente estroverso o prevalentemente introverso. Secondo te, il modo di approcciarti agli altri sarebbe lo stesso? Ed il modo in cui la relazione si evolve? Naturalmente no.

Da quando gli psicologi studiano la personalità hanno capito ormai molte cose. Anzi, ne hanno capito poche, ma quelle poche ormai molto bene e non c’entra l’oroscopo: te lo assicuro :) .

Ad esempio: la nostra personalità è fatta di tratti di personalità. I tratti di personalità sono geneticamente determinati. Quando nasciamo nei nostri geni non c’è scritto solo quanto saremo alti e di che colore saranno i nostri capelli, ma anche come tenderemo a comportarci.

I tratti di base genetici sono fortunatamente molto pochi. Ad esempio come accennato nasciamo più o meno estroversi. Nasciamo più o meno emotivi. Nasciamo più o meno coscienziosi. Per esempio mia nonna mi diceva sempre: “ma quannu u mietti giurizio”. Ecco nonna. Non lo metterò mai abbastanza perché così ci sono nato. Oppure, ancora, la tendenza ad essere razionali o a credere alle favole è anche un tratto di personalità (se estremo si viene considerati psicotici).

Sappiamo, inoltre, che i tratti semplici, quando si mischiano tra loro, fanno ciò che comunemente chiamiamo “temperamento” ed il temperamento in interazione con l’ambiente forma quello che definiamo il carattere.

Il carattere di una persona è quindi il risultato dell’interazione tra il temperamento e l’ambiente.

Non esiste quindi una buona personalità a prescindere. La migliore personalità è sempre quella che garantisce i migliori risultati in un contesto specifico e che quindi è capace di rimodularsi senza perdersi.

Ognuno di noi in interazione con l’ambiente pertanto rimodula il proprio temperamento per evitare un probabile isolamento sociale cercando di rimanere il più possibile se stessi.

In che modo quindi la personalità può essere considerata disturbata?

La personalità può pertanto essere considerata disturbata quando ostacola il migliore adattamento all’ambiente e compromette seriamente la nostra qualità della vita.

Le cause possono essere molteplici e non si escludono secondo l’ottica biologica, determinanti genetiche.

Possiamo pertanto nascere con tratti estremizzati che possono compromettere il nostro modo di provare emozioni, di pensare e di comportarci.

Per capirci bene, potrebbe esserci utile pensare un attimino alle cucciolate di cani.

Facciamo finta che abbiamo davanti dei cuccioli di doberman. Sto solo ipotizzando. Conosco poco i cani. Nell’immaginario collettivo i doberman sono di per sé cani da guardia: nascono già più aggressivi grazie ai loro tratti ereditati. Immaginiamo però di disturbare i cuccioli col nostro piede, mentre lo facciamo vediamo che alcuni reagiscono alla scarpa aggredendola, altri invece si ritireranno. Nessuno di loro ha già visto la scarpa. Appena nati quindi cominceranno a fare esperienza del mondo ed esprimeranno il loro temperamento.

Facciamo adesso finta che io ritiro il piede quando il cucciolo mi azzanna. Da quel momento in poi il carattere del cane si fortificherà. Il cane comincia ad imparare che è forte e che l’aggressività è premiante.

Se invece, colpisco più forte, il cane comincia a rimodulare la propria aggressività perché comprende che a volte potrebbe causargli danni ed è più opportuno ritirarsi.

Se un cucciolo ha però un disturbo di personalità reagirà sempre allo stesso modo, come se quello che succede non conta.

Facciamo finta che lo stesso cucciolo di doberman anche se io lo colpisco col piede sempre più forte, lui aggredisce la scarpa sempre allo stesso modo.

L’esempio non vuole essere esaustivo, ma potrebbe essere utile per cominciare davvero a capire cos’è un disturbo di personalità.

Chi ha un disturbo di personalità a volte è come se vivesse e si comportasse a prescindere da quello che gli succede attorno. A prescindere da quello che succede e da ciò che gli torna indietro lui pensa sempre le stesse cose e prova sempre le stesse cose. Chi ha un disturbo di personalità conclamato non ha magari vissuto contesti ed ambienti diversificati che gli permettevano di confrontarsi con stimoli e conseguenze diverse.

Per questo motivo alcune personalità sono predisposte ai disturbi d’ansia o ai disturbi dell’umore.

E che si fa quindi… e impossibile cambiare la propria personalità disturbata? No, non è impossibile ma sicuramente più difficile rispetto ad altre difficoltà psicologiche più semplici.

Se è vero che i tratti non possono essere cambiati e pur vero che si può imparare a riconoscerli.

Ad esempio, se capisco che uno dei tratti rigidi ed inflessibili della mia personalità è l’estroversione o l’egocentrismo e tendo ad essere vivace ed irruento dappertutto, comprenderò che non è il caso di farlo davanti al papa, a meno che non sono Roberto Benigni.

Inoltre, i disturbi di personalità, sono disagi complessi perché nel loro manifestarsi non manifestano un’emotività prevalente.

Se ho un disturbo d’ansia sarò ansioso.

Se ho un disturbo depressivo sarò disperato.

E se ho un disturbo dipendente di personalità?

Come sarò?

Sarò ciclicamente ansioso, arrabbiato e triste.

Ad esempio, se sono un dipendente faccio di tutto per compiacere chi si prende cura di me temendo di essere abbandonato (ansia), ad un certo punto mi aspetto qualcosa in cambio che non arriva (rabbia) e alla fine sarò triste perché le persone si allontano da me. Poi ricomincio a cercare qualcuno che si prende cura di me (ansia), ecc…

Secondo i più recenti studi pertanto la personalità serve a definire la nostra identità e ci indirizza verso lo scopo della nostra vita senza farci trascurare la presenza degli altri e l’importanza delle relazioni.

Tu sai chi sei? Come stai e cosa vuoi?

Sai che esistono anche gli altri e che sono diversi da te?

Sai avere relazioni distinguendo tra loro il grado di intimità e di funzione?

Se sai rispondere a tutte queste domande e stai fondamentalmente bene: tranquillo, non hai un disturbo di personalità. Almeno secondo te ;)

 

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