Anche tu sei un Borderline?
Troppo spesso sento parlare di disturbo borderline di personalità e non raramente ne sento parlare a muzzo. Fin da quando è stata coniata questo parola, da psichiatri e psicologi di stampo psicoanalitico, è stata usata ogni volta che non si sapeva bene come definire chi soffriva.
Se soffrivi per motivi emotivi specifici eri un nevrotico: o troppo ansioso, o troppo triste, o troppo arrabbiato, ecc…
Se vivevi in un mondo tutto tuo, un mondo in cui non riuscivi a distinguere il falso dal vero, allora eri uno psicotico;
Ma se vivevi al limite, cioè, sapevi cosa esisteva davvero in questo mondo, ma non riuscivi ad esprimere chi eri tu, cosa volevi e cosa ti faceva stare male, allora eri un borderline: al confine tra la nevrosi e la psicosi.
Ormai queste parole fanno parte della nostra tradizione e tutt’ora vengono utilizzate. E’ comunque importante sapere che quando si usano, si fa riferimento a disagi meglio descritti e più adeguatamente trattati di allora.
Ad esempio, quando si parla di nevrosi, probabilmente è un disturbo d’ansia.
E quando si parla di Borderline?
Ecco, oggi sappiamo che chi soffre di disturbo Borderline di personalità, in realtà ha un problema pervasivo e stabile di regolazione delle proprie emozioni.
Il disturbo borderline è geneticamente determinato e socialmente favorito.
In poche parole: ci nasci e la famiglia peggiora le cose.
Alcuni studi dicono che addirittura il 5 percento delle persone potrebbe soffrirne. Naturalmente alcuni stanno peggio e alcuni meno peggio.
Tutti noi, fin da piccoli impariamo cosa significa essere tristi, essere arrabbiati, avere paura, ecc…
Impariamo che ognuna di queste parole corrisponde a sensazioni diverse tra loro.
Impariamo inoltre che possiamo essere arrabbiati un po’ o tanto. Che possiamo essere un po’ tristi o disperati. Che possiamo essere preoccupati o davvero intimoriti.
Ecco, i borderline non solo hanno serie difficoltà a definire quello che provano, perché probabilmente provano tutto insieme, ma soprattutto la loro attivazione emotiva è spesso massima e per ogni cosa. Ogni volta che succede qualcosa, ci si attiva al massimo. Se ne soffri sai sicuramente di che sto parlando, meglio di me.
Praticamente una funzione psichica specifica è compromessa fin dalla nascita. Come quando nasciamo che ci manca un po’ di vista o un braccio.
Purtroppo se è chiaro quando si nasce senza un braccio, è meno chiaro quando nasciamo con un interruttore rotto nel cervello.
Che succede allora?
Succede che chi ci sta attorno, ha sempre da ridire, perché le nostre reazioni sembrano ai loro occhi esagerate, inadeguate ed imprevedibili.
Immaginate che la vostra fidanzata ritardi un paio d’ore. Ognuno di noi sarebbe:
- O preoccupato perché potrebbe essere successo qualcosa è prova a chiamare;
- In alcuni casi, in ansia esagerata perché per qualche motivo ci convinciamo che sia stata rapita;
- Arrabbiati perché pensiamo: “perché non mi avvisa sta stronza, mi sta tradendo”;
- Tristi: “mi sta lasciando?”
- …
Un Borderline invece si sente scoppiare la testa, forse prova tutto insieme, e l’unico modo che ad un certo punto impara per non stare male è farsi male.
Si, hai letto bene.
Ad un certo momento della sua vita, una persona con un disturbo della disregolazione emotiva (così viene chiamato il disturbo in ambienti, a mio parere, più scientifici) impara che l’unico modo che esiste per non farsi schiacciare e sopraffare dalle sue emozioni e farsi in qualche modo male, perché il dolore fisico allieva quello psicologico.
Se mi taglio sto meglio. Se bevo fino a scioccarmi sto meglio e se vado col primo che passa, pure.
Si dice inoltre che i borderline hanno relazioni instabili, che a che sono i migliori amici a che scompaiono; a che sono i migliori partner a che scompaiono; che sono ambivalenti, ecc…
Ma come si regolano le relazioni? Cosa ci fa dire siamo in confidenza, ci conosciamo o siamo intimi? Siamo conoscenti?
Si, le relazioni si regolano con le emozioni. Quando mi devo avvicinare o allontanare? Cosa desidero o desidera?
Nella relazione l’essere sopraffatti da sensazioni genera confusione, ogni minimo disappunto dell’altro fa ritirare completamente ma anche l’approvazione può fare lo stesso, perché fa sentire come se ci stanno divorando, inglobando, invischiando, ecc…
Per tutti questi motivi, si diceva che il Borderline ha un problema dell’identità. Se l’identità si struttura su tutte le nostre esperienze; e le emozioni gestiscono e mediano le esperienze, in che modo un Borderline potrebbe riuscire a descriversi? Se ognuno di noi può essere descritto come gioioso, irascibile, ansioso, sereno, ecc… come può essere descritto un borderline dalle persone che non capiscono cos’ha? “a chiddu, u fuoddi”.
Allora, come si può vivere bene se siamo dei borderline?
Prima di tutto, le persone che ci stanno accanto devono sapere cos’abbiamo. Non devono più rimproverarci per ogni cosa, perché non è colpa nostra.
Secondo, dobbiamo imparare a riconoscere le nostre emozioni, definirle meglio, e possibilmente imparare a riconoscerne e gestirne l’intensità.
Imparare vere e proprie abilità sociali che si muovono tra l’accettazione di sé, degli altri ed il cambiamento.
Imparare abilità di rilassamento. È dimostrato come la mindfullness o la meditazione in genere riesca a provocare lo stesso sollievo dato dalle attività autolesive.
E i farmaci? A che servono secondo voi i farmaci se non a gestire artificialmente quell’interruttore mentale li? È vero che nei casi più estremi, più trascurati e in contesti privi di risorse i farmaci possono essere la soluzione migliore ed immediata. Ma è pur vero che i trattamenti psicologici moderni riescono ad avere effetti migliori e più a lungo termine. Addirittura alcuni studi evidenziano come a due anni da trattamenti psicologici mirati e specifici il 50% delle persone non sono più diagnosticabili come borderline e dopo qualche anno in più addirittura l’80%.
È ora che anche a Palermo cominciamo a rispettare anche chi ha vulnerabilità psicologiche. Soprattutto in quei posti dove un adeguato sostegno è molto difficile. Perché è proprio in quei posti che è più facile che se nasci borderline ti fanno diventare fuoddi.
PS. Con tutto questo discorso non è difficile capire che per un borderline è complicato comprendere anche come gli altri si sentono. Giusto?
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