Le fobie
C’è qualcosa che ti fa davvero paura? C’è qualcosa che ti fa davvero schifo? Questo qualcosa è davvero pericoloso? Eviti di fare delle cose per evitare di poter avere a che fare con quel qualcosa lì?
Ti rendi conto che esageri?
Ecco, potresti avere una fobia.
Cos’è una fobia?
In psicologia, le fobie forse sono le cose più studiate in termini scientifici, che si conoscono meglio e che prevedono interventi abbastanza lineari.
Da sempre gli psicologi si chiedono: quali sono le emozioni principali? In che modo il nostro patrimonio genetico determina il modo in cui proviamo le nostre emozioni? In che modo il contesto influenza il modo con il quale proviamo le nostre emozioni?
Ormai sappiamo che gioia, paura, rabbia, disgusto e tristezza sono le emozioni principali e già a poche settimane dalla nascita possiamo provarle tutte.
Il contesto però faciliterà, inibirà e condizionerà il nostro modo di provarle.
Per farti un esempio: nasciamo con la possibilità di poter provare paura. Cosa deve farci paura però ce lo insegnano i nostri genitori o lo impariamo da soli quando valutiamo negativamente le conseguenze di quello che incontriamo o che succede.
Le fobie nello specifico sono una brutta cosa ed è una brutta cosa il modo con il quale si fissano nella nostra mente.
È emblematico il caso del piccolo Albert. Magari se ti va, lo approfondisci cercando su google piccolo albert oppure clicca qui.
Per farla breve. Nasciamo geneticamente predisposti a provare paura per alcune cose. Queste cose che ci fanno ragionevolmente e geneticamente paura senza bisogno di scoprirle con l’esperienza ci hanno permesso di sopravvivere come specie. Evitare queste cose ci ha tolto dai guai. Queste cose sono: le altezze, i suoni forti, le cose veloci, incontrollabili ed imprevedibili, il buio e le cose puzzolenti. La ragione è ovvia. Immagina di vivere nella giungla di 10000 anni fa. Evitare le cose sopra probabilmente ha fatto sopravvivere i nostri antenati. Un rumore forte poteva essere una bestia feroce. Una cosa veloce e imprevedibile poteva essere un insetto super velenoso, ecc…ecc… .
Le fobie non sono altro che una sensazione intensa e terrorizzante fatta di paura e disgusto determinate da stimoli che nella maggior parte delle persone non producono questi effetti.
Il problema è che se ci fa paura un leone nella savana sicuramente non soffriamo di fobie dei leoni ma siamo semplicemente lucidi e responsabili.
Le fobie specifiche sono causate da cose che irragionevolmente ci paralizzano e compromettono la qualità della nostra vita.
Ti faccio un esempio. A me fa schifo il formaggio. Proprio non lo tollero. Potrebbe benissimo essere una fobia alimentare. Non ricordo esattamente cosa mi è successo da piccolo. Sicuramente però qualcosa che ha a che fare col formaggio mi ha disgustato talmente tanto che ad un certo punto ho generalizzato l’apprendimento: il formaggio fa schifo. Non ho usato la parola “generalizzato” a caso. Il problema delle fobie è che sono delle vere e proprie generalizzazioni fuori controllo. I miei problemi col formaggio infatti li ho generalizzati su tutto quello che si trova dentro al banco frigo nelle salumerie. Non mangio nessun tipo di salume per questo motivo. Piano piano però ho imparato a gestire la mia fobia. Il formaggio continuo a non mangiarlo, salvo eccezioni tipo la mozzarella nella piazza; ma pur non mangiandolo, ora non compromette la qualità della mia vita e le mie relazioni. Quando ero piccolo ad esempio, avevo difficoltà ad andare a mangiare dai miei compagni perché non tolleravo l’idea che avrei potuto trovare tutto a base di formaggio o il formaggio puzzolente a tavola. Oggi questa cosa non è più un problema. Ci ho autonomamente lavorato. Quando si dice ripararsi le cose da solo.
Allora, ogni fobia può essere determinata da paura e disgusto miscelate in diverse misure.
Ogni fobia ha uno stimolo “fobico” specifico. Ad esempio chi ha la fobia degli scarafaggi, ad un certo punto può avere la fobia degli insetti. Lo stimolo rimane uno, da semplice a generalizzato.
Ogni stimolo ha caratteristiche qualitative e caratteristiche quantitative.
Ad esempio hai la fobia dei cani? Di una razza in particolare? (qualitativo), oppure solo se il cane è troppo vicino a prescindere dalla razza? (quantitativo). Di solito caratteristiche qualitative e quantitative dello stimolo si influenzano a vicenda e peggiorano se non si interviene.
Ma perché è così difficile superare le proprie fobie?
Perché anche se sappiamo che non c’è motivo razionale di avere paura ce l’abbiamo lo stesso.
Anche questo è abbastanza semplice. Se hai letto gli altri approfondimenti del sito capirai che i processi cognitivi ed emotivi anche nelle fobie sono gli stessi.
La fobia non si apprende con la ragione ma con l’emotività.
Quando siamo terrorizzati la risposta automatica e la fuga. Appena scappiamo e siamo salvi il terrore scende.
Nel momento in cui il nostro corpo impara che con quel comportamento(fuga) stiamo bene, la nostra mente memorizzerà quel comportamento come un comportamento vitale da agire in automatico quando si presenta lo stesso stimolo e la stessa tensione emotiva. È inutile dire quindi: “tranquillo non succede niente”; in quel momento lì, il fobico non reagisce ad un pensiero, reagisce ad uno stato di tensione emotiva estrema.
Per questo motivo il trattamento delle fobie è un trattamento “tecnico”. Con le fobie le chiacchiere contano poco e contano all’inizio, il resto è esperienza. Se le fobie sono il risultato di esperienze, solo nuove esperienze possono risolvere il disagio. Ad esempio, controllare i processi automatici di evitamento e fuga. Esporsi gradualmente o di botto a quello che caratterizza la fobia. Ecc… .
In ogni caso le fobie si risolvono. Adesso leggi la storia del piccolo albert.