L’Eurostat ha pubblicato i dati su come i cittadini europei si impegnano. Potete leggere l’articolo qui.

La Sicilia è al top tra le regioni europee per il numero di giovani che ne studiano ne lavorano (41,4%), inferiore solo a quelli della guayana francese  (44,7%)e una sperduta regione della bulgaria (46,5%).

“ma chi mmi stai riscieinnu. In Sicilia sieimu i mieigghiu i tutti”. “ a munizza è unnegghiè, no solo ccà”. “ci su truoppi tuicchi”. “ma cama fari”.

In Sicilia c’è un problema di scarsa integrazione? Assolutamente si! E sono i Siciliani che non sanno integrarsi in questo mondo.

Integrarsi in una società significa riuscire a farne parte adeguatamente per evitare l’isolamento. Integrarsi è un bisogno primario dell’essere umano. Ne va della sua qualità della vita. Certo, ci sono società che è meglio abbandonare e provare a cercarne altre. Ma forse in Sicilia siamo ancora in tempo per salvarci.

L’integrazione sociale è il risultato finale di due parti che si incontrano: la società e l’individuo.

In questo momento discutiamo molto dell’immigrazione in Italia ed in Sicilia.

Quello che mi preoccupa di più è: perché i siciliani non comprendono che sono anche causa dei loro disagi e non solo vittime?

Lo scopo della società dovrebbe essere quello di migliorare la vita degli individui che la abitano.

Ma anche lo scopo degli individui dovrebbe essere quello di migliorare la società che abitano.

In questo modo, a lungo termine, lo sviluppo diventa sostenibile socialmente, economicamente e oggi, soprattutto ecologicamente.

Quello che mi sconvolge sono appunto i nuovi dati. Ripetiamolo: L’EUROSTAT, il massimo organismo scientifico di rilevazioni statistiche europeo descrive la Sicilia come la regione Europea col più alto numero di giovani che non fanno un cazzo.

Quale contributo potranno dare a loro stessi ed alla nostra-loro società. Praticamente anche le regioni più sperdute della Romania che crediamo presuntuosamente peggio di noi, in realtà sono ormai meglio e lo saranno sempre di più.

Quali sono le responsabilità individuali?

Integrarsi socialmente non significa vivere bene il proprio quartiere. Forse nel medioevo. L’integrazione avviene su molteplici livelli: Sub-locale ( il mio quartiere), locale (la mia città), nazionale ed internazionale. Oggi viviamo in Europa. Come possiamo ancora negare questa realtà?

La Maionchi che dice: “i gruppi Italiani devono avere nomi Italiani”. Maionchi, vatti a coricare e riposati. Cioè, se io voglio sfondare nel mondo come devo chiamarmi: “sagra e tarantella?”.  Va bene che ci sono persone che vivono dignitosamente una realtà estremamente circoscritta. Il problema è che non possono viverla il 44 per cento dei giovani che manco escono da casa.

Formarsi e lavorare è l’unico modo per contribuire a migliorare il valore della propria vita e della società. Fortunatamente in Sicilia è ancora possibile. Quantomeno formarsi se non si lavora.

L’integrazione è un processo bilaterale con responsabilità condivise. Perché in Sicilia questo non viene colto dall’opinione pubblica? Perché le responsabilità vengono banalmente delegate alle istituzioni?

I Siciliani nel 2017 continuano a trascurare ragionamenti complessi. Alcuni ancora si esprimono addirittura in versi sub-umani: “ma sta risciennu vieaaaaruu. Sturiari un sieibbi a niente. Uga buga uga buga”.

La classe politica è inefficace, impreparata e continua ad alimentarsi di compiacenze e compromessi.  Così deresponsabilizza la popolazione: ad un elettore è difficile dire “no”. Ad un elettore è difficile dire: “non rompere le palle”. Alla popolazione non rimane che la preghiera. Integrarsi non è quindi solo un problema degli immigrati, ma di ognuno di noi. I vecchi abitanti della Sicilia dovrebbero cominciare a preoccuparsi degli immigrati che saranno meglio di loro: no peggio.

Troppo spesso ho detto di non essere un Siciliano, per distaccarmi da quelle persone che degradano e distruggono questa regione. Oggi penso che i veri siciliani non sono loro. Un vero Siciliano sono io e quelli come me: a prescindere dalle origini.