La solitudine è un altro problema del Corona Virus (COVID-19).

Come stai, come ti senti?

Ti senti un po’ più solo?

Non vedo mio fratello e i miei genitori da un mese e mi mancano. E fidati, solitamente non sono un romanticone.

Il Corona Virus sta avendo un impatto sulla nostra mente che per ora possiamo solo ipotizzare. Quali saranno i suoi reali effetti lo scopriremo solo quando l’isolamento finirà.

Perciò come stai, sei più triste o più ansioso? E quante volte ti arrabbi al giorno?

A prescindere da quello che provi però provo ad indovinare: ti senti un po’ più solo. E forse ti senti proprio solo.

È c’è una bella differenza tra essere soli e sentirsi soli.

L’impatto emotivo della solitudine sul nostro corpo è ancora più severo dell’essere soli per davvero.

In psicologia sappiamo che gli esseri umani hanno bisogno di affetto ed accudimento almeno quanto hanno bisogno di cibo.

Un esperimento ad esempio è passato alla storia.

Un mio collega, un altro psicologo, nel 1958 ha scoperto una cosa assurda facendo esperimenti geniali: Si chiamava Harlow.

Ha scoperto che le persone hanno bisogno di sentirsi amati, accuditi e protetti a prescindere da quello che le altre persone danno in cambio. È proprio un nostro bisogno e lo ricerchiamo. Esattamente come quando abbiamo fame cerchiamo cibo, quando ci sentiamo soli cerchiamo compagnia, ma soprattutto cerchiamo compagnia incondizionata, cerchiamo compagnia per il semplice piacere di stare in compagnia.

Sto signore ha costruito due scimmie finte: una di ferro scarso e con un biberon ed una più pelosa e senza biberon. Ad una ad una Prendeva delle scimmiette e le metteva vicine. Secondo voi con chi preferivano stare? Prima si pensava che il nutrimento sarebbe bastato ad avvicinare le scimmie e le scimmie avrebbero creato un legame con chi dava da mangiare. Purtroppo le scimmie preferivano stare con la scimmia di pezza che non nutriva piuttosto che con quella che nutriva per il semplice fatto che si sentiva meno sola e più protetta. Senza la scimmia di pezza le scimmiette diventano irritabili, tristi e maggiormente vulnerabili alle malattie.

Per questo motivo sono stati chiusi gli orfanotrofi. Un letto e un toast non bastavano ai bambini e alcuni si ammalavano senza motivo. Quello di cui abbiamo bisogno sono relazioni. O meglio le relazioni sono bisogni primari esattamente quanto un piatto di pasta.

E quindi? Cosa sta succedendo ora.

Sta succedendo che non siamo in guerra.

Siamo in piena pandemia.

In guerra le persone si abbracciano anche se sono sporche di sangue e se muoiono le prendi in braccio e le porti con te. Ti risulta che sta succedendo questa cosa? Qui si muore soli e non si sa dove si va a finire.

Un dato mi ha fatto riflettere: ho cercato sul sito dell’ISTAT ed ho preso dei dati dell’ultimo censimento del 2011.  40 anni fa in italia, il 20 percento delle famiglie aveva almeno 5 componenti. Oggi le famiglie numerose sono pochissime per varie ragioni. Il dato più strano è però un altro, 40 anni fa le famiglie con un solo componente, cioè le persone che vivevano da sole erano il 10 percento. Oggi sono il 30 percento in Italia ed in Svezia addirittura il 60. Negli stati uniti è già stato fatto un approfondimento. Senza il virus chi vive da solo non si sente solo. Con il virus chi vive da solo si sente solo. È inutile che ci raccontiamo perché. Giusto?

Già il solo pensiero che se vogliamo ci incontriamo, non ci fa sentire soli.

Studi stanno evidenziando come la solitudine forzata e protratta ci rende più vulnerabili perché ci fa percepire meno protetti. Esattamente come l’ansia. La vita da soli è più simile alla sopravvivenza che alla vita. E non parliamo del rischio che le persone potrebbero rimanere sole anche dopo.

È assolutamente corretto che non stiamo trascurando l’emergenza sanitaria e l’emergenza economica, quella psicologica però potrebbe rientrare a breve tra le emergenze e sarà a tutti gli effetti un’altra emergenza sanitaria, però diversa.  Le persone stanno lottando con le proprie emozioni tanto quanto stanno lottando con l’economia. Qual è quindi il reale impatto del virus sul nostro corpo senza che ne siamo contagiati?

Giustamente ci stiamo preoccupando della recessione economica e dovremmo anche cominciare a preoccuparci della recessione sociale.  La percezione di insicurezza tende a rimanere anche dopo che le crisi passano. In questo caso le nostre emozioni cambiano i nostri pensieri ed i nostri pensieri cambiano i nostri comportamenti. Mi ricordo benissimo quando ero piccolo e a Palermo a casa si beveva l’acqua del rubinetto. Dalle mie nonne bevevo l’acqua del rubinetto. Ad un certo punto non mi ricordo perché, ci sono stati dei casini all’acqua e all’acquedotto. L’acqua non si poteva più bere. Da allora mia madre ha cominciato a comprare acqua minerale e non ha più smesso. Anche se l’AMAP dice bevete l’acqua del rubinetto tranquillamente.

Ma torniamo a noi…

la sensazione di solitudine non è solo un sentimento spiacevole ma è un vero è proprio avvertimento biologico: come la fame.

La nostra mente ci dice trova e frequenta persone, per il semplice fatto che così aumentiamo la nostra probabilità di sopravvivenza.

La solitudine ci sballa. La tristezza è più tristezza. La paura è più paura. Da quando siamo piccoli impariamo che con gli altri è meno peggio. Gli altri sono il miglior regolatore della nostra emotività, insieme al cibo. Altro che droghe. E infatti cosa stiamo facendo di più per ora in assenza degli altri? Cucinare e mangiare. Mica leggere.