Cosa sono gli attacchi di Panico? Cosa significa soffrire di attacchi di Panico? Come si risolvono gli attacchi di Panico?

Mi rendo conto  che soffrire di attacchi di panico non è così raro. I miei suoceri la settimana scorsa hanno preso un aereo e non appena l’aereo stava per partire hanno sentito gridare a squarcia gola una ragazza. Tutti i passeggeri si sono allarmati e stavano andando in tilt. Il decollo è stato interrotto perché la ragazza ad ogni costo voleva disperatamente scendere. Aveva avuto semplicemente un attacco di panico e doveva assolutamente tornare a casa.

Qual è la differenza tra il soffrire di panico ed avere paura degli aerei?

Se parliamo di attacchi di panico ormai tutti sappiamo cosa sono, o meglio crediamo di saperlo, perché se non li abbiamo avuti noi, quasi certamente li ha avuti qualcuno a noi caro.

Non è vero?

Andiamo in ordine. Se non l’hai fatto, dopo, potresti leggere il precedente contributo in cui descrivo l’ansia.

Sintetizzandolo qui, l’ansia è quell’emozione che ci avvisa che una potenziale minaccia potrebbe procurarci danno. L’ansia è il campanello d’allarme della nostra mente che ci prepara ad una prestazione che in qualche modo ci salverà o dalla morte o dalla mala fiura.

L’attacco di panico non è altro che una reazione d’ansia intensa ed estrema.

Perché viene? Cos’è?

La differenza tra la paura e l’ansia è che abbiamo paura quando qualcosa di minaccioso è presente, abbiamo ansia quando pensiamo che qualcosa che temiamo potrebbe essere a breve presente. Praticamente l’ansia è l’anticipazione della paura.

Un’ulteriore precisazione dobbiamo farla chiarendo le principali motivazioni dell’ansia e delle reazioni alla stessa. Può farci andare in ansia qualcosa che è fuori di noi ma può farci andare in ansia qualcosa che è dentro di noi. Memorizza sta cosa. Qualcosa che è fuori da noi o qualcosa che è dentro di noi. Inoltre i possibili tempi di reazione alla stessa ne determinano l’intensità. Più il pericolo è imminente più la reazione sarà immediata e percepita come d’emergenza.

Ricordiamoci che noi siamo il risultato di tutto quello che abbiamo imparato e che se qualcosa non la conosciamo tendiamo ad avvicinarla con sospetto e nei casi più rari la evitiamo con terrore.

Fin da piccoli, impariamo dai nostri genitori a riconoscere e gestire la nostra ansia. I nostri genitori con i loro messaggi, ci orientano prevalentemente in due assi: il mondo è sicuro, il mondo è pericoloso;  tu sei fragile, tu sei forte.

Una predisposizione genetica all’ansia più o meno forte l’abbiamo tutti, il modo in cui manifestarla lo impariamo. Esattamente come impariamo che il cielo è blu anche se non ricordiamo quando l’abbiamo saputo.

La differenza sostanziale tra una fobia ed il panico è questa:

  • una reazione fobica o attacco d’ansia è determinata dalla percezione che qualcosa di pericoloso potrebbe “ferirci”;
  • una reazione di panico invece è determinata dalla sensazione che qualcosa dentro di noi può andare storto perché siamo vulnerabili e fragili.

Questo spiega perché chi ci racconta degli attacchi di panico pensa di morire d’infarto, di svenire, di diventare pazzo, ecc…

Chi ha un attacco di panico pensa che in quel momento in qualche modo sta per morire.

La differenza tra un ipocondriaco e qualcun altro che soffre di panico sta nei tempi di reazione e dell’intensità del livello d’allarme.

Se l’ipocondriaco si preoccupa per qualcosa che lentamente potrebbe ucciderlo e quindi si attiva lentamente per fare l’ennesimo controllo, un impanicato crede che deve reagire immediatamente perché ogni secondo potrebbe essere l’ultimo.

Il panico non è altro che la sensazione che qualcosa dentro di noi potrebbe andare storto e che per questo potremmo uscire dalla situazione che stiamo vivendo se non morti altamente compromessi.

Chi soffre di attacchi di panico crede che l’unico modo per fare passare l’attacco è andare via perché ha piano piano imparato che andando via l’attacco finisce.

In realtà finirebbe lo stesso, ma gran parte dei nostri apprendimenti sono determinati da eventi causali non legati razionalmente. Se canto allo stadio il palermo segna; se mi faccio il vaccino e mi viene l’autismo allora il vaccino causa l’autismo e se quando ho un attacco me ne vado in un posto più sicuro perché mi passa allora significa che quando ho un attacco me ne devo andare.

In questo modo, a lungo andare, a lungo termine l’unico posto in cui non mi vengono gli attacchi è casa mia. Perché l’unico in cui ho il totale controllo di me stesso e di quello che può succedermi.

Questo è il motivo per il quale l’agorafobia è spesso associata agli attacchi di panico.

Non perché si ha paura dei posti, ma perché si ha paura che nei posti si possa stare male e non ci sarebbe nessuno pronto ad intervenire tempestivamente: il che facilita ed agevola ulteriormente le spiacevoli sensazioni.

Allora.

Perché viene il primo attacco di panico?

Dagli attuali studi, non si è certi del perché avviene il primo attacco di panico. Il primo è completamente diverso da tutti i successivi.

Un vero motivo per il quale viene il primo attacco di panico forse non c’è. Potrebbe potenzialmente venire a tutti in qualsiasi momento in modo del tutto imprevedibile.

Io me lo sono spiegato così. Come un corto circuito della nostra centralina d’allarme.  Immaginiamo di avere un bell’impianto d’allarme a casa con i suoi bei sensori di movimento, di luminosità, di fumo, infrarossi, … Adesso immaginiamo che tutti i sensori sono regolati perfettamente, suonano esattamente quando devono suonare, quello di movimento ad esempio lascia volare una mosca ma ci avvisa se qualcuno sta entrando in casa.  Un bel giorno però il nostro impianto suona, noi ci preoccupiamo ma quando controlliamo non c’è stata nessuna infrazione. In qualche modo, quel giorno cambia la nostra vita. Ogni giorno abbassiamo la soglia di sensibilità dei nostri sensori e ci cominciamo a preoccupare per ogni segnale che prima non avremmo mai tenuto in considerazione. Praticamente questo è il disturbo da attacchi di panico. Il primo attacco di panico viene per un motivo qualsiasi, tutti gli altri perché cominciamo ad avvertire tutti i piccolissimi segnali che il nostro corpo con i suoi sensori ci dà. Avvertiamo il nostro cuore, il nostro respiro, i nostri muscoli in ogni loro accenno di presenza. Come quando sentiamo il ticchettio dell’orologio in una stanza silenziosa. Questo è un altro motivo per il quale gli attacchi di panico seguenti al primo, nella maggior parte dei casi avvengono mentre non si sta facendo niente.

La natura degli attacchi di panico è comunque banale. Appare subdola ma in realtà è molto molto banale. Anzi, subdola E banale: entrambe le cose.

Capiamoci.

Quando la nostra mente dice a se stessa: “ATTENTA!”, la nostra mente attiva l’interruttore dell’ansia. L’ansia fa solo una cosa: fa in modo che nel nostro corpo cominci a circolare ADRENALINA.

L’adrenalina è il neurotrasmettitore-ormone che attiva l’organismo quando deve fronteggiare pericoli.

La prima cosa che fa l’adrenalina è accelerare il battito cardiaco, che fa aumentare la pressione sanguigna che richiede maggiore ossigenazione da portare ai muscoli e che quindi fa accelerare la respirazione. Pensaci, tutti i sintomi degli attacchi di panico.

Già per  fare stare meglio un amico tuo, puoi dirgli questa cosa qui.

Facciamo finta che soffro di attacchi di panico e sono seduto sul divano di casa mia a guardare un film. Dal mio primo attacco di panico la mia attenzione ogni tanto va sul mio corpo che ho imparato a percepire come vulnerabile. Appena ascolto il mio cuore, una fisiologica aritmia la percepisco come un segnale di infarto. Subito l’ansia rilascia una massiccia dose di adrenalina che mi dice: “o agisci o muori”.  Da qui tutta la costruzione progressiva ma reversibile di false credenze.

Naturalmente ci sono tanti tipi di attacchi di panico. A grandi linee però l’attacco di panico è questo. Diventa seriamente invalidante perché si mantiene sui cosiddetti rinforzatori negativi. Cioè azioni che tolgono qualcosa di spiacevole anziché aggiungere qualcosa di piacevole. Ognuno di noi tende a ripresentare comportamenti ricompensati, una ricompensa non è solo ti do una cosa che ti piace, ma anche ti tolgo una cosa che non ti piace. Praticamente chi soffre di attacchi di panico vive per togliere o evitare l’ansia anziché superarla per avere qualcosa in più.

Spero di non aver banalizzato il dolore di chi ne soffre. Dolore che conosco benissimo. Ho solo provato a descrivere facilmente e nel modo più comprensibile possibile cosa sono gli attacchi di panico senza servirmi di paroloni e concezioni tanto complicate quanto inutili.

 

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