Come si diventa depressi? Come non lo si è più? O, come chiederebbero molti: “come si cura la depressione? Si può curare la depressione?”. A queste domande proverò a rispondere adesso. Se non lo hai già fatto, ti suggerisco di leggere l’altro contributo in cui provo a spiegare cos’è davvero la depressione. Per farlo puoi cliccare qui. Ho capito che parlare di depressione sembra abbastanza facile. Comprenderla nella sua essenza invece lo è molto meno.

Per questo motivo la maggior parte delle persone intervengono quando si è già arrivati a compromettere la qualità della propria vita.

Riassunto veloce. L’umore è depresso quando è giù. L’umore è depresso quando percepiamo stati di tristezza profonda. La tristezza è un’emozione. La depressione non è un’emozione.

L’umore sale verso la gioia quando percepiamo di avere una cosa in più. L’umore scende verso la tristezza quando percepiamo di avere una cosa in meno.

Se ti regalo una penna il tuo umore sale. Se ti rubo una penna il tuo umore scende.

Ma anche se ti faccio un complimento il tuo umore sale ed invece se ti offendo scende.

Facile.

L’umore va molto giù quando perdiamo qualcosa di davvero importante ed insostituibile. O quando rimaniamo bloccati a desiderare una cosa che invece non avremo mai.

Cosa succede allora per diventare depressi, ovvero avere un umore molto basso per la maggior parte del tempo e per un lungo periodo di tempo.

Molti depressi confermano che più o meno succede questo: soprattutto quando si ricorda la storia del proprio vissuto depressivo. Molte persone hanno degli aspetti in comune che hanno dimenticato. Nei colloqui invece riemergono.

Allora. La trappola della depressione, detta in modo molto sintetico, molto frequentemente funziona così. Ad un certo punto siamo depressi. È parliamo della nostra “depressione” come una cosa che ci è venuta. Come se fosse un raffreddore. Un raffreddore invece non è ma è il risultato di una catena comportamentale. Quindi:

  • Perdo una cosa davvero importante e l’umore si deprime

Quando perdiamo una cosa importante, il nostro umore va fisiologicamente molto giù. Quando l’umore va giù anche la propria energia e voglia di fare ne risente tantissimo. Tutte le energie le convogliamo nella nostra mente che cerca una spiegazione a quello che è successo. Potevamo fare qualcosa? Potevamo intervenire? Ne Avevamo le abilità? Ci sono rimedi? Ecc… Qui lo schema riassuntivo che ho fatto.

cos'è la depressione

A questo punto, le persone che ci stanno vicino sono dispiaciute per quello che ci è successo e diventano molto rassicuranti. Si avvicinano ancora di più. Ci dicono di non preoccuparci. Ci fanno complimenti. Ecc… ecc… In poche parole, detto in modo spietato e per il quale potrei ricevere critiche, le persone che ci stanno vicino ci premiano nel tentativo di farci stare meglio.

In termini comportamentali una ricompensa è tutto ciò che succede che in qualche modo migliora la nostra condizione. Le persone attorno a noi provano a fermare la nostra caduta.

Ad un certo punto, senza che ce ne rendiamo conto comincia ad insinuarsi la fregatura della depressione.

Le ricompense non sono solo ti do una cosa che vuoi, ma anche ti tolgo una cosa che non vuoi.

Ad esempio tutti i bambini sono contenti quando escono prima da scuola. Quando i genitori prendono i figli prima del tempo previsto da scuola, li stanno premiando. Tolgono una cosa che i bambini non vogliono: stare a scuola. Quando siamo ragionevolmente giù, che succede allora? Le persone ci dicono: “stai tranquillo, riposati. Ci penso io”. Non è raro che un marito premuroso dica alla moglie: “stai tranquilla, al supermercato ci vado io”; “oppure: “adesso chiamiamo la signora delle pulizie”; ecc… O la moglie quando il marito è giù non dice niente, se passa più tempo davanti la tv anziché fare cose utili. In poche parole in questa fase, l’umore giù toglie le rotture di palle.

In questa fase cominciano ad emergere tutti i vantaggi secondari dell’avere un umore depresso.

È vero che siamo a terra per quello che è successo. Perdita del lavoro. Separazione. Ecc… I veri drammi della vita. Non fraintendetemi. È vero anche però che per la nostra mente ci sono piccole cose utili e determinate dal contesto circostante.

Ad un certo punto le persone si ritrovano giustificate a non fare niente e perdono il contatto con le loro responsabilità (aspettative comportamentali attese dagli altri e i relativi risultati). Ad un certo punto le persone meno fanno e meno vogliono fare. Le energie si affievoliscono, così come i desideri, i bisogni e la motivazione ad agire. Le persone non se ne rendono conto. Ad un certo punto dimenticano tutto quello che c’è stato prima di essere veri e propri depressi. Si ricorda solo il trauma e la condizione presente fatta di critiche e rimproveri da parte degli altri e la propria condizione di rassegnazione e apatia.

A questo punto quindi le persone che stanno vicino alla persona “depressa” cominciano a stancarsi e a rimproverare.

Ogni rimprovero e quindi una punizione e ogni punizione fa scendere ulteriormente l’umore. E qui che le persone cominciano a stare peggio e a prendere seriamente in considerazione l’idea di avere un problema serio che necessità una soluzione.

Adesso, allo stadio più avanzato, gli esperti suggeriscono vari trattamenti, dagli antidepressivi alle psicoterapie.

Funzionano? Si, funzionano. Quindi si può curare depressione? Si.

Con alcune precisazioni. Gli antidepressivi non fanno miracoli. Così come non fanno miracoli le psicoterapie. I miracoli non esistono. Il cambiamento positivo arriva con l’impegno concreto del “Depresso” e con il giusto aiuto e supporto dei professionisti.

Per capirci, gli antidepressivi hanno la funzione di ristabilire e rialzare leggermente l’umore al fine che la persona possa ritrovare nuove energie, ma se la persona non si adopera verso nuove gratificazioni e piaceri gli antidepressivi non fanno stare bene. Al massimo fanno stare meno male. Gli antidepressivi inoltre, ristabilita la soglia sopra il livello della disperazione sono inutili. Lo psicologo invece, incoraggia la graduale riattivazione comportamentale facilitando il superamento degli ostacoli cognitivi, emotivi ed esperienziali.

Per capirci. Ad un certo punto, il “depresso” vive la condizione del “prima avevo tutto ora non ho niente. Sarà impossibile riavere tutto quello che avevo”.

Sottovaluta che la perdita del controllo percepita della propria vita è avvenuta davvero tutta in modo molto graduale: non di botto. Ed è solo gradualmente e con piccole attività a difficoltà crescente che può recuperare il piacere di vivere e le relative gratificazioni. Non si scappa.

Rielaborare i propri pensieri gestendo, riconsiderando e rimodulando quelli limitanti ed invalidanti è un passaggio fondamentale. Il depresso perde lucidità. La cosiddetta triade cognitiva descrive il pensiero del depresso come ruotante intorno a tre pensieri chiave: “il mondo fa schifo, gli altri sono stronzi ed io sono inutili”.

Anche per questo motivo mi sono inventato il gioco Instagram sulla qualità della vita. Ma non solo per questo. Chi vi partecipa non è un depresso. Me compreso. Ma solo una persona che intanto vuole giocare. Ma è innegabile che può essere utile anche a chi è triste. Il gioco è concepito per migliorare la propria qualità della vita agendo con costanza ed attivamente in tutte le dimensioni o aree che favoriscono la qualità del nostro benessere e della nostra salute psicosociale. Funziona per tutti. Per approfondire puoi cliccare qui.

Oppure controlla l’hashtag instagram #scuzarereal . Oppure direttamente il mio profilo instagram qui.

Preciso comunque che è solo un gioco e non una prescrizione medica per curare la depressione. Come questo contributo non serve ad un’autodiagnosi.

Adesso mi chiederai? Scusa, ma tutte le persone tristi o depresse che non hanno avuto traumi? Ok, esistono. Certo che esistono. Prima di tutto sul nostro umore agiscono anche fattori predisposizionali. Le persone nascono in qualche modo predisposte ad avere un tono dell’umore tendente a valori medi, alti o bassi. Le persone inoltre nascono predisposte a riattivarsi più o meno facilmente per la risoluzione dei propri problemi e  con una tendenza all’assunzione di responsabilità personale specifica.

Tolti comunque i fattori predisposizionali il resto lo impariamo. Ma come se non bastasse:

si può diventare depressi anche senza grossi traumi o perdite  smettendo gradualmente e senza accorgercene di riempire la propria vita.

Per curare la depressione non basta soffiarsi il naso.

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