Tra le tante parole, afferenti al mondo della psichiatria e della psicologia, creano un bel po’ di confusione e preoccupazione quelle relative alla:

personalità e i suoi disturbi

Praticamente ormai molti dicono: “hai la personalità disturbata”. Facendo quindi riferimento ad un ipotetico disturbo della personalità.

Cosa sono i disturbi della personalità ce lo siamo raccontati.

Per questo motivo stavolta farei un discorso al contrario.

Cosa significa avere una personalità non disturbata?

Cosa significa avere una personalità equilibrata?

Sintesi velocissima e importante.

La psicologia è la scienza che studia i comportamenti degli esseri umani.

Alcuni comportamenti sono direttamente osservabili dagli altri, cioè quello che le persone fanno; e altri non sono direttamente osservabili dagli altri: quello che le persone pensano e provano emotivamente.

La nostra personalità è il modo abituale che abbiamo di comportarci, di pensare e di provare emozioni.

In poche parole è impossibile non avere una personalità. Dire: “quella persona non ha personalità non significa niente”.

La personalità è formata dai nostri tratti, dal nostro temperamento e dal nostro carattere.

Ormai, a livello scientifico, si è concordi nell’affermare che i tratti sono biologicamente determinati ed ereditabili esattamente come il colore dei nostri capelli.

I tratti dovrebbero essere le parti più semplici della nostra personalità e sono molto pochi. Ad esempio l’introversione, l’estroversione, la stabilità emotiva, l’apertura mentale, la dinamicità e qualche altro.

Il temperamento si forma mettendo insieme più tratti ed il carattere e il risultato del temperamento in interazione con l’ambiente. Non mi ricordo se in latino o in greco, temperare significa appunto mescolare. Come i colori a tempera che possono essere facilmente mescolati per creare colori diversi.

Per esempio una persona tendenzialmente introversa ed emotivamente instabile potrebbe avere un temperamento evitante e pertanto facendo continue esperienze punitive potrebbe strutturare un carattere diffidente e restio alle nuove esperienze in modo da tutelare il proprio equilibrio emotivo.

Chiusa parentesi veloce.

Ognuno di noi pertanto rimodula, quando è opportuno, il proprio carattere sulla base delle esperienze di vita. Questa cosa qui invece non avviene, o avviene male, a fronte di gravi disturbi della personalità. In poche parole una personalità “disturbata” tende a far fare sempre le stesse cose, anche senza risultati desiderabili, a prescindere dalle interazioni con l’ambiente circostante.

La nostra personalità ha quindi lo scopo di favorire e ottimizzare le nostre esperienze di vita positive assecondando le nostre predisposizioni biologiche.

La stessa personalità pertanto, se funziona abbastanza bene ed in modo utile ci migliora la qualità della vita.

Attualmente studiosi e ricercatori sono pertanto d’accordo e ci dicono di cominciare ad evitare di parlare di personalità attraverso etichettature.

In passato si è abusato di etichette che se da una parte erano utili a condividere concetti tra i professionisti, dall’altra hanno perso di vista l’individualità delle persone trascurando sfumature indispensabili utili a promuoverne il cambiamento. La cosa che stava andando fuori controllo è che molte etichette erano prive di accurato approfondimento scientifico.

Si è deciso pertanto di cominciare a descrivere la personalità in modo analitico per coglierne tutte le sfumature (DSM-5) evitando di procedere per criteri diagnostici e la loro relativo presenza o assenza (criterio digitale, si/no).

ES: il soggetto si alza di notte e si va a mangiare le patatine.

Com’è si struttura quindi una personalità equilibrata e che funziona abbastanza bene?

Gli scienziati che approfondiscono queste tematiche sono attualmente d’accordo nell’identificare due dimensioni principali:

  • quella che riguarda il rapporto con sé stessi;
  • quella che riguarda il rapporto con gli altri.

Per quanto riguarda il rapporto con sé stessi, una persona con una personalità equilibrata dovrebbe avere le idee abbastanza chiare circa la propria identità, i propri desideri ed il modo in cui ci si può realizzare in questa vita. Ognuno di noi dovrebbe praticamente sapere chi è, cosa vuole e cosa può fare per ottenerlo. Oltre ad identificare bisogni e desideri, inoltre, dovrebbe avere le idee abbastanza chiare su “come” poter soddisfare le sue esigenze senza compromettere la propria incolumità né quella altrui.

E qui entrano in gioco gli altri. Nel soddisfare i propri scopi, ci si rende conto che esistono anche gli altri? Si comprende che gli altri hanno anche i loro bisogni che possono essere diversi dai propri? Si è capaci di comprendere e accettare gli stati emotivi altrui?

Che tipo di intimità si riesce ad avere nelle relazioni con gli altri? Si è capaci di modulare la distanza relazionale sulla base del tipo di ruolo ricoperto e delle aspettative? Si è capaci di comprendere che ogni relazione è diversa dalle altre? In che modo vengono instaurate nuove relazioni? E per quale motivo? Ecc… ecc…

Praticamente ogni volta che la risposta a queste domande produce comportamenti non desiderabili e che compromettono la qualità della vita, possibilmente siamo di fronte a persone con la personalità che non funziona benissimo.

Per questo motivo qui possiamo descrivere le persone come: antisociali, dipendenti, narcisisti, o in altro modo.

Adesso, una cosa che non c’entra niente.

Se non l’hai mai vista, ti invito a guardare la web serie che sto facendo su youtube:” anch’io sono un po’ psicologo”. Se ti va la trovi qui 

 


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