Come gestire gli attacchi di panico è la domanda delle domande.

Ho scoperto che su internet è una delle ricerche più frequenti.

Le persone cercavano: “cosa sono gli attacchi di panico e quali sono i sintomi degli attacchi di panico”.

Adesso invece sanno tutto ed il contrario di tutto e quindi nella grande confusione cercano direttamente come gestire gli attacchi di panico.

Ed eccomi qua. Provo a rispondere io.

Non so esattamente cosa si intenda per gestire gli attacchi di panico. Secondo me dire: “gestire gli attacchi di panico” è sbagliato e non significa niente.

Gestire significa organizzare qualcosa o qualcuno e averne il controllo. Chi soffre di attacchi di panico invece  è controllato dalle crisi stesse. Gli attacchi di panico non si gestiscono, nessuno di noi può dire agli attacchi di panico cosa fare e dove stare.

Gli attacchi di panico sono una reazione-richiesta fisiologica del nostro organismo e come ad ogni richiesta/reazione del nostro organismo noi possiamo soddisfarla o ignorarla. Più il disagio provato dal bisogno è alto più è difficile rinunciare al suo soddisfacimento.

Se ho un languorino posso decidere di resistere ma appena il languorino diventa fame assurda devo assolutamente ingoiare più cose possibili.

Cosa, come e quanto mangiare l’abbiamo imparato, il metabolismo della nascita c’entra pochissimo. Ne abbiamo parlato qui.

Allo stesso modo ci comportiamo con la nostra ansia. Se la preoccupazione è leggera è facile ignorarla e decidere di impegnarci ugualmente in quello che dobbiamo fare. Se la preoccupazione invece raggiunge l’apice ecco che la chiamiamo panico.

Dobbiamo capire assolutamente sta cosa. Il panico è solo il livello più alto di ansia che possiamo provare.

Adesso dobbiamo capire quando si prova il livello più alto di ansia possibile. L’ansia la si può provare per tantissime cose: certe volte facciamo bene a provarla e certe volte no; esattamente come possiamo avere fame.

Il problema è quando il nostro metabolismo è completamente sballato e abbiamo una fame assurda anche se siamo obesi e abbiamo mangiato un’ora prima.

La stesa cosa può avvenire al nostro termometro dell’ansia: sballarsi e andare fuori controllo.

Se prendiamo per buona, quindi, la domanda: “come si gestiscono gli attacchi di panico”, allora dobbiamo cominciare a capire in che modo il nostro termometro dell’ansia si è sballato e come rimetterlo in ordine e resettarlo.

Adesso possiamo cominciare a ragionare.

Le persone che soffrono di ripetuti attacchi di panico vanno facilmente in allarme.

Ma perché vanno in allarme? Cosa li preoccupa davvero?

Li preoccupa davvero come stanno e cosa protrebbe succedere al loro corpo e alla loro mente.

Mentre è facile capire che se qualcuno ha la fobia dei cani, allora ha paura dei cani. È un po’ più difficile capire che chi soffre di attacchi di panico ha paura che possa succedere qualcosa di grave al loro corpo e non dopo un po’ ma SUBITO.

Per capirci, una persona che soffre di attacchi di panico non pensa: “forse mi sta venendo un tumore domani mi devo andare a fare i controlli”; ma pensa: “sto morendo e sto morendo ora”.

Se riprendiamo l’esempio dell’obeso: è come se il sistema interno di controllo del peso lavorasse come in una persona denutrita, pur sapendo perfettamente che non lo è. Allo stesso modo una persona che ha la fobia dei cani, percepisce un barboncino come il più pericoloso dei pitpull.

Chi soffre di attacchi di panico, percepisce il battito del proprio cuore, un formicolio o la propria respirazione come sintomi di infarto, svenimento e perdita del controllo di sé.

Per non soffrire più di attacchi di panico è pertanto necessario capire benissimo cosa sono gli attacchi di panico e piano piano regolare il meccanismo fisiologico che li produce.

Il meccanismo fisiologico che li produce non è inconscio e non è manco diabolico. Il processo è molto più semplicemente fatto di percezione, attenzione e memoria: che sono funzioni psicologiche di base. Solo successivamente arriva il pensiero che è una funziona psicologica superiore.

Per superare gli attacchi di panico è necessario lavorare quindi su: percezione, attenzione e memoria.

Cose che spesso sono erroneamente sottovalutate e trascurate. E così i tentativi di guarigione possono anche durare anni e poi fallire.

E come si interviene su percezione, attenzione, memoria e pensiero? Altrettanto semplicente, facendo cose.

Fare cose significa anche parlare, ma non basta. Fare cose significa anche FARE COSE.

Se le nostre esperienze ad un certo punto ci hanno insegnato cose, e le cose che abbiamo imparato ci hanno portato ad avere frequenti attacchi di panico; allora e solo facendo altre cose che possiamo modificare la percezione, l’attenzione e la memoria che abbiamo di noi.

Le cose che si devono fare hanno due finalità: la prima è imparare ad accettare le sensazioni del nostro corpo che se in un primo momento appaiono come spiacevoli si impara piano piano ad avvertirle come normali; la seconda è aprire i nostri comportamenti all’esperienza agendo sull’accettazione del rischio, perché se all’inizio alcune cose possono apparire come particolarmente rischiose ad un certo punto appaiono anche loro NORMALI.

Adesso dov’è il problema. Che ad un certo punto, le persone che soffrono di attacchi di panico molte delle cose scritte sopra le sanno già. E anche le persone che stanno vicino alle persone che soffrono le sanno già. Ingenuamente spesso dicono anche cose giuste. Tipo: “fregatene. Non hai niente. Devi fare. Ecc… ecc…”.

Ad un certo punto però pur suggerendo cose giuste vedono che i loro suggerimenti non funzionano e quindi cominciano a pensare che in realtà il problema è gravissimo e che sia necessaria la magia per risolverlo.

In realtà la teoria che adottano è giusta. È il metodo sbagliato.

Non saranno sicuramente frasi tipo: “provaci. Non hai niente. Futtitinni” a far cambiare i comportamenti.

Come se un obeso non lo sapesse già che basterebbe mangiare meno. Ma come si fa a mangiare meno?

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