Non ho capito se il problema sono gli incompetenti o gli esperti.

Per questo parliamo di amici, competenti ed esperti

Se ho un problema chi me lo risolve mia madre o il dottore?

Dipende.

Da quando nasciamo impariamo che i nostri genitori ci risolvono i problemi.

Pensiamo che i nostri genitori sanno fare tutto e che soprattutto ci capiscono. Solo ad un certo punto ammettiamo che i nostri genitori non sono tuttologi e che se abbiamo un problema serio dobbiamo chiamare qualcun altro. Almeno così dovrebbe funzionare. Se fosse per mia madre, per ogni cosa dovrei prendere una Efferalgan.

Sui giornali o leggiamo che le cose non funzionano perché manca la meritocrazia e gli incarichi sono affidati ad incompetenti; oppure leggiamo che le cose non funzionano perché gli esperti hanno troppo potere e non fanno gli interessi del “popolo”.

Sono confuso. E quindi? Che dobbiamo fare. Chi deve fare cosa.

Sanremo l’ha vinto lui perché l’hanno scelto gli esperti, tradotto paradossalmente “gli esperti non sono competenti”.

Fino alla degenerazione del pensare: “uno vale uno”; dove l’opinione ingenua diventa parere scientifico.

Queste due affermazioni solo apparentemente sono contraddittorie. In realtà sono sintesi di un modo di pensare perfettamente coerente nella nostra mente. I problemi li risolvono gli amici o gli esperti. Se sono esperti e anche amici ancora meglio.

Ogni volta che si presenta un problema che crediamo di non poter risolvere da soli, nella migliore delle ipotesi ci rivolgiamo a qualcun altro. Ma in che modo attribuiamo fiducia?

La fiducia non è altro che la sensazione che i nostri bisogni potranno essere soddisfatti da chi ci dice che li risolverà. Questo processo avviene per affinità emotiva o razionalmente.

Quando attribuiamo fiducia emotivamente un po’ ci freghiamo. L’attribuzione emotiva avviene attraverso processi di identificazione: lui è come me, prova quello che provo io, vuole il mio bene e più potente di me e quindi mi aiuterà. L’identificazione porta alla simpatia. Ricordiamoci che etimologicamente “simpatia” significa “soffrire con”, “soffrire come”.

Ad esempio, ci sembrano più competenti quelli che ci ascoltano di più. In realtà non necessariamente sono più bravi. Ma il fatto di sentirci ascoltati ci lega emotivamente. Un dottore che ascolta mezz’ora quello che hai da dire, sembra più bravo di uno che ascolta 5 minuti, capisce e risolve.

Questo tipo di identificazione avviene inconsapevolmente da sempre o con “Dio” o con il “Popolo” ed i loro portavoce di turno.

Alla fine, perché ha vinto Gesù sugli altri Dei? Perché è l’unico Dio come me. Ha sofferto come me e mi capisce; ma è contemporaneamente mio Padre che sa tutto ed è imbattibile e poi può ascoltarmi pure tutta la notte senza fiatare.

E gli esperti dove li mettiamo?

Qui dobbiamo fare un piccolo discorso sulle competenze.

Per ognuno di noi, un esperto dovrebbe essere uno molto competente. Perché allora gli esperti non ci piacciono?

Non solo perché sono presuntuosi e ascoltano poco.

L’errore che commettiamo è che per noi, uno competente è uno che sa fare una cosa molto bene.

In realtà, in psicologia del lavoro, la competenza è definita come la capacità di ottimizzare risorse specifiche per risolvere problemi specifici in contesti specifici.

La competenza non è quindi l’abilità tecnica.

Ad esempio, per tu leggere questo contributo, io ho dovuto esprimere la mia competenza ottimizzando risorse:

  • Dovevo conoscere la psicologia sociale e del lavoro (risorsa cognitiva);
  • Dovevo possedere un PC con accesso ad internet per caricare su internet questo contributo (risorse strumentali);
  • Precedentemente ho investito soldi in formazione, computer, benzina, ecc…
  • Ho un corpo che funziona abbastanza bene per scrivere al pc (risorsa biologica);
  • Ho un posto dove mettermi comodo e scrivere al caldo (risorsa strutturale);
  • In questo caso non mi sono servito di risorse sociali, nel senso che faccio queste cose da solo. Se non sapessi strutturare un sito web, avrei dovuto coinvolgere qualcun altro(risorse sociali);
  • In Italia non è proibito avere un sito internet personale (risorsa normativa);
  • Ecc…

Se non fossi stato capace di mettere insieme tutte queste cose non sarei stato competente.

Essere competenti esperti non è quindi saper fare una cosa bene. Ma saper fare bene la cosa giusta perché utile.

Quindi competenza non è solo abilità tecnica. Altrimenti non avremmo due parole. L’abilità tecnica è solo una risorsa della competenza.

Una persona competente ottimizza abilità, conoscenze tecniche, conoscenze contestuali, risorse strutturali, risorse economiche, risorse sociali, risorse normative ecc… Un esperto è colui che riesce a trovare soluzioni innovative per risolvere problemi noti o non ancora affrontati ottimizzando al meglio le risorse disponibili. Non è magia.

La camurria è che più il sistema è complesso, maggiori saranno le variabili intervenienti da considerare e purtroppo non è sempre possibile considerarle tutte.

Una cosa è essere esperti di motori di una macchina, dove non è così complicato conoscerne tutte le parti e capire cosa si è rotto; altra cosa è essere esperti di società e capire cosa non sta funzionando per intervenire. Ecco, sicuramente gli esperti, in questo caso peccano di presunzione e dovrebbero umilmente ammettere che non è possibile avere certezze.

Ma tanto i più furbi sanno che le persone non vogliono soluzioni, ma solo amicali rassicurazioni.

Gli esperti sono pertanto pochissimi su questo pianeta. Einstein era un esperto di fisica.  Mio Zio non è un esperto di fisica anche se ha visto tutti i documentari. Per questo il parere di mio Zio non può valere quanto quello di Einstein.

I livelli di competenza sono molteplici.

Capire che se mia moglie prende due uova e ci butta dentro le patate, probabilmente sta facendo una frittata, non fa di me un cuoco. In questo caso avrei comunque una competenza basata sulla familiarità della prestazione. Se vedo fare, so cosa stai facendo ma non significa che lo so fare.

Molti invece pensano di essere esperti solo perché hanno visto fare.

Ad un livello di competenza leggermente superiore abbiamo gli operatori. Quelli che sanno fare una cosa e la fanno per il semplice fatto che eseguono meccanicamente un compito semplice a responsabilità zero. Gli operatori call center si chiamano così per questo motivo.

Per lo stesso motivo se mia moglie mi dice prendi due uova, sbattile in padella e buttaci dentro le patate, anche io saprei fare una frittata ma continuerei a non essere un cuoco.

Ad un livello leggermente successivo abbiamo i tecnici. I tecnici sono quelli che conoscono più modelli e sanno quando utilizzarli secondo necessità. Per questo motivo un perito tecnico elettronico non è un ingegnere elettronico; O un geometra non è un architetto. Per questo motivo se io so scegliere se fare la frittata con le patate oppure con i carciofi scegliendo se mettere o no il sale, continuo a non essere un cuoco. Anche se aumento il mio livello di responsabilità. Quanto sale metto?

Poi abbiamo i professionisti. I professionisti sono quelli che conoscono bene un settore e una disciplina e attraverso analisi accurate riadattano i modelli esistenti o se ne inventano di nuovi.

Per questo motivo i professionisti sono per definizione laureati, perché in termini probabilistici, i laureati hanno maggiori competenze di chi laureato non è. Ad esempio uno che ha letto un libretto di psicologia comprato in bancarella e si è fatto qualche idea, comincia ad avere familiarità con l’argomento ma continua a non essere un professionista anche se si crede tale.

Un cuoco è infatti colui che servendosi degli ingredienti che trova disponibili in cucina riesce a inventarsi qualcosa di unico e buono da mangiare.

Eppure ci sono un sacco di persone che sanno fare frittate con le patate e si credono esperti.

Se ti piace la musica leggera italiana, non significa che sei un esperto di musica leggera italiana ma solo che ne hai familiarità.

Se sai che se hai una busta paga ti puoi comprare la macchina a rate, non significa che sei un esperto di economia.

Il problema è che chiamiamo esperti un po’ tutti come quando diciamo al primo che passa: “è un genio”, solo perché ha costruito una fioriera con una cassetta della frutta.

Siccome la fiducia sui finti esperti non viene confermata perché le aspettative non vengono rispettate allora pensiamo che gli esperti non servono e tanto vale far decidere o giudicare chi è come me. In realtà non è che non servono gli esperti, è che chi chiamiamo esperto chi esperto non è.

Adesso, con questo ragionamento, se vi va, provate ad avere nuove conclusioni su Sanremo, Lega, 5 stelle e compagnia bella, come quella cosa che laurearsi non serve a niente tanto mio fratello non è laureato e lavora lo stesso.

 

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